domenica 9 giugno 2019

Portogallo - Olanda 1-0


Il timore, paventato dopo la gara con l'Inghilterra, che le vittorie tendano ad offuscare la capacità di giudizio di un allenatore si è rivelato purtroppo fondato. Koeman punta infatti sulla solita formazione ignorando quanto sia Bergwijn che Babel fossero stati nulli contro gli inglesi. Il risultato è che saranno ancora nulli e i primi ad essere sostituiti nella ripresa. Era allora davvero il caso di riproporli?
Constatare che in quasi ogni segnatura dell'Olanda c'è lo zampino di Depay e mai dei compagni di reparto non dovrebbe far pensare che sarebbe il caso di accostargli un partner decente?
Con la speranza che anche Koeman, seppure in notevole ritardo, arrivi a porsi le stesse domande, incassiamo l'ennesima sconfitta dal Portogallo, forse la più meritata tra tutte quelle che hanno costellato il nuovo millennio.
I portoghesi sono stati semplicemente più determinati, più reattivi, più vogliosi e grintosi nel perseguire l'obiettivo mentre l'Olanda, con l'unica possibile scusante della maggiore stanchezza fisica, è apparsa apatica, con un atteggiamento quasi distaccato se non rassegnato.
Decisiva a sancire il predominio dei padroni di casa l'incursione di Bernardo Silva allo scoccare dell'ora di gioco, e il suo assist per Guedes la cui conclusione dal limite, potente e angolata, piega la mano protesa di Cillessen. L'Olanda sfiora il pareggio qualche minuto dopo con un colpo di testa del solito Depay che finisce però su Rui Patricio. Resterà l'unica seria possibilità e l'ingresso, tardivo, di Luuk de Jong aggiungerà solo materiale a quello che sarebbe potuto essere ma non è stato.

giovedì 6 giugno 2019

Olanda - Inghilterra 3-1 (d.t.s.)


Gara da subito molto bloccata tatticamente con intasamento nella zona centrale del campo. L'Olanda si fa preferire per il palleggio, ma si perde ogni qual volta riesce ad avvicinarsi all'area avversaria. I tre attaccanti sono troppo vicini, i loro tentativi di fraseggio non hanno margini di errore e finiscono inevitabilmente preda della difesa inglese. Lo sblocco dell'impasse non può che essere casuale e si materializza al minuto 32 con un colossale errore di de Ligt, non nuovo a queste ingenuità, che sbaglia il controllo, si fa soffiare palla da Rashford e lo stende a pochi metri dalla porta. Un arbitro più severo avrebbe potuto cacciarlo e non ci sarebbe stato da recriminare. Ce la caviamo invece col solo rigore che lo stesso Rashford trasforma a porta sguarnita (Cillessen si era già tuffato 5 minuti prima). Confusione e imprecisione rendono innocua la reazione dell'Olanda mentre una pericolosa conclusione dal limite di Delph rimane per fortuna centralissima e Dumfries riesce a salvare alla disperata su Rashford.
La prima occasione della ripresa è servita a Depay da quelli che alla fine decideranno la sfida: gli errori individuali dei difensori inglesi. Stavolta è Walker a farsi soffiare la palla ma il tiro dell'attaccante forse troppo precipitoso, trova la risposta di Pickford. Anche la difesa olandese è tutt'altro che perfetta e Sancho la grazia con un colpo di testa in bocca a Cillessen. Ha più fortuna de Ligt che qualche minuto dopo, su angolo di Depay, riesce a farsi perdonare trovando lo stacco vincente che vale il pareggio. L'Olanda sembra ora prendere il sopravvento, ma le manca concretezza sotto porta e precisione nell'ultimo passaggio. La precisione ce l'hanno invece il filtrante di Henderson, la conclusione di Lingard e il VAR che annulla la rete per una questione di millimetri.
Si va dunque ai supplementari, segnati da un Depay che in versione falco si avventa sui titubanti difensori inglesi per rubare loro palla. Ci riesce con Stones favorendo, dopo l'opposizione di Pickford alla sua conclusione, il tap-in decisivo dell'accoppiata Promes-Walker che si era precipitata sulla ribattuta. E ci riesce ancora con Barkley, per la verità messo in difficoltà da Stones, fornendo un comodo assist al solito Promes.

La convinzione, immutata, che l'Olanda sia superiore all'Inghilterra mi lascia un po' di amaro in bocca perché nella gara non è riuscita a dimostrarlo. Si è vinto ed è ciò che conta, ma senza particolari meriti, solo grazie ad errori marchiani dei difensori avversari. C'è insomma la sensazione che si possa fare di più e meglio, e il timore che la vittoria faccia cadere nel dimenticatoio tutte le cose che non hanno funzionato.

martedì 4 giugno 2019

Liberàti!

Da salvatori della patria a vigliacchi. La parabola dei Della Valle alla guida della Fiorentina si conclude con i fratellini nascosti come topi per evitare la contestazione nell'ultima gara di campionato contro il Genoa.
La colpa è naturalmente del clima ostile nei loro confronti, come se tale clima non fosse figlio dei loro comportamenti e delle loro dichiarazioni. Ma si sa, per loro la colpa è sempre di altri, dei tifosi, degli allenatori, dei giornalisti, delle istituzioni, di tutti coloro che dovrebbero solo mostrare gratitudine a tali mecenati senza i quali il calcio a Firenze sarebbe ormai un lontano ricordo. Questo almeno secondo la loro spocchia che, unita in modo pericoloso, ma forse inevitabile, a una grande permalosità, ha finito per renderli indigesti a chiunque non sia affetto da servilismo e possa invece valutare in modo oggettivo il loro operato. Che sarebbe più corretto chiamare modus operandi perché i fratellini, troppo snob e presuntuosi per mischiarsi in faccende plebee, con il rischio oltretutto di rimediare brutte figure, si sono sempre limitati a proclami a distanza delegando ad altri la gestione della Fiorentina.
Il loro fondamentale errore è stato infatti quello di dare carta bianca a un contabile, Cognigni, totalmente estraneo a questioni calcistiche e a un direttore sportivo, Corvino, che ha mirato sempre e solo al proprio tornaconto personale (vedi rapporti con Ramadani). Non è un caso che dalla riassunzione di quest'ultimo, nel maggio del 2016, la Fiorentina sia caduta in una spirale negativa che ha rischiato di portarla in Serie B. La retrocessione non è arrivata, ma sono stati comunque tre anni frustranti nei quali la proprietà ha tentato in tutti i modi, riuscendoci, di uccidere i sogni, la passione, le emozioni senza le quali il tifo non ha ragione di essere. 
Ciò che si imputa ai Della Valle non è non avere investito abbastanza denaro, ma le continue prese in giro, le promesse mai mantenute, la comunicazione pessima con totale assenza di spiegazioni chiare su decisioni spesso incomprensibili, il modo dilettantesco col quale sono state gestite innumerevoli situazioni, la palese mancanza di programmazione. Il tutto senza che ci siano mai stati una minima autocritica, un briciolo di umiltà; solo sermoni autoincensanti ed ipocriti il cui unico scopo era ribadire la differenza tra padroni e clienti, tra chi con infinita bontà e a costo di immani sacrifici aveva riportato Firenze nel calcio che conta e coloro che avrebbero dovuto solamente chinare il capo e mostrare eterna riconoscenza.
Si chiudono così 17 anni di buone intenzioni, ma solo a parole, e nessun titolo. Non poteva essere altrimenti perché quando c'è stata la possibilità, se non di vincere qualcosa, almeno di provarci, la proprietà ha agito in modo quasi chirurgico per evitarlo, preferendo, in nome del fairplay finanziario e delle plus valenze, regalarci apatia piuttosto che speranze. Le stesse speranze che sentiamo di poter nuovamente cullare in questo momento, finalmente liberi.

lunedì 3 giugno 2019

Voglia di un trofeo

Non sarà un Mondiale e nemmeno un Europeo, ma incidere il proprio nome sulla prima Nations League della storia sarebbe comunque prestigioso. Tanto più se a contendersela sono nazioni non proprio avvezze a sollevare trofei. L'Olanda non ne vince uno da 31 anni, l'Inghilterra da 53, la Svizzera non ne ha mai vinti. Solo il Portogallo, campione europeo in carica, può vantare un titolo recente che, unito al vantaggio di giocare in casa, lo rende il favorito della manifestazione.
L'Olanda se la vedrà con l'Inghilterra nella seconda semifinale e, pur rendendomi conto della mia presunzione, mi riesce difficile pensare che possa perdere contro una squadra con scarso talento e gioco approssimativo, come quella inglese. Occorreranno certo voglia e convinzione, ma le prestazioni dell'era Koeman mi lasciano abbastanza tranquillo in tal senso.
A livello di formazione ritengo che il CT punterà ancora su quella che è stata sinora la sua preferita: Cillessen; Dumfries, de Ligt, van Dijk, Blind; de Roon, Wijnaldum, de Jong; Bergwijn, Babel, Depay.
Ho accantonato ormai la speranza che si ravveda sul trio della sventura: Cillessen (follia schierarlo in gare che potrebbero protrarsi fino ai calci di rigore), Blind e Wijnaldum che, soprattutto nelle partite che contano, non sono mai stati in grado di dare un qualsiasi contributo.