Nonostante la qualificazione acquisita Van Marwijk non fa esperimenti e Schaars al posto dello squalificato de Jong è l'unica variazione nella formazione di partenza.
Sotto una pioggia battente e con il campo ridotto ad un acquitrino risulta difficile giocare palla a terra e sviluppare azioni in velocità ma nonostante questo gli olandesi riescono da subito a tenere il ritmo alto e ad esercitare una pressione costante sugli avversari.
La prima occasione per passare arriva intorno al quarto d'ora con Kuyt che di testa scheggia la parte superiore della traversa su cross di Robben, il più ispirato dei suoi. Pochi munti dopo Van Persie, ben imbeccato da Kuyt, deposita in rete ma l'arbitro annulla per una posizione di fuorigioco davvero dubbia. L'Olanda è padrona del campo ma l'imprecisione nell'ultimo passaggio le impedisce di costruirsi altre occasioni fino al minuto 33 quando Van der Vaart calcia dalla sinistra una punizione sulla quale si avventa Ooijer che di testa non dà scampo al portiere norvegese. Il colpo del ko non arriva ma l'intensità non cala e la prestazione continua ad essere davvero convincente.
La prima conclusione della ripresa, iniziata con Braafheid al posto di Van Bronckhorst, è degli ospiti con Pedersen che con un tiro a giro impegna Stekelenburg che sul susseguente corner rischia molto con un'uscita a vuoto. E' però un fuoco di paglia e già al 50esimo una bella intuizione di Van der Vaart permette a Van Persie di liberare in area Robben il cui diagonale vale il raddoppio. Lo stesso Robben impegna altre due volte il portiere avversario prima che il ritmo inevitabilmente cali e la partita viva una fase di stanca. L'Olanda gioca ora in assoluta scioltezza ma riesce ancora a pungere nei minuti finali quando Van der Vaart su punizione, Kuyt e il neoentrato Babel vanno in rapida successione vicini alla terza segnatura.
giovedì 11 giugno 2009
Olanda - Norvegia 2-0
domenica 7 giugno 2009
Islanda - Olanda 1-2
De Jong ritorna in tempo per riprendersi il suo posto da titolare e l'unica sorpresa nella formazione di partenza è l'esclusione di Huntelaar con Kuyt impiegato come centravanti. Alle sue spalle Van Persie, Van der Vaart e Robben.
Van Marwijk alla vigilia aveva garantito una squadra ancora più solida, convincente e consapevole dei propri mezzi e la partenza degli olandesi gli dà ampiamente ragione. La rete, trovata grazie a de Jong che corregge di testa un cross di Van der Vaart all'ottavo minuto, è solo la prima di una serie di occasioni che si susseguono senza soluzione di continuità. Robben e Van der Vaart vanno subito vicini al raddoppio prima che una conclusione dai 20 metri di Van Bommel abbia maggiore fortuna e valga il 2-0 quando è da poco passato il quarto d'ora. La difesa dei padroni di casa continua a non reggere l'urto e concede a Van der Vaart e Van Persie ancora due occasioni a testa prima della fine del tempo. Nella più ghiotta l'attaccante dell'Arsenal centra un clamoroso palo.
Nella ripresa il ritmo cala vistosamente con l'Olanda che si limita a controllare l'incontro senza spingere sull'acceleratore. La partita viene giocata a centrocampo in modo quasi accademico e l'unico sussulto lo regala Huntelaar che colpisce la traversa su punizione dal limite. Nel finale l'unica disattenzione difensiva dell'icontro viene pagata a caro prezzo ma non impedisce agli olandesi di portare a casa un successo ampiamente meritato e ottenuto in modo autorevole.
venerdì 5 giugno 2009
Per chiudere in bellezza
Con la qualificazione al mondiale già ampiamente ipotecata, l'obiettivo dell'Olanda nelle prossime due gare (domani in Islanda e mercoledì a Rotterdam contro la Norvegia) sarà quello di essere la prima squadra europea a ottenere il visto per il Sudafrica. Tre punti darebbero la certezza ma anche uno solo potrebbe bastare per aggiudicarsi il primo posto di un girone rivelatosi molto meno competitivo di quanto credessi.
Per centrare l'ottava vittoria in trasferta consecutiva in partite di qualificazione mondiale (sarebbe il record europeo), Van Marwijk non potrà contare su Sneijder e Afellay, infortunati, oltre a De Jong, in attesa del secondo genito.
Probabile che Heitinga si riprenda il posto sulla corsia difensiva di destra mentre de Zeeuw è il candidato naturale a sostiture De Jong a centrocampo. In avanti la curiosità sarà nel vedere se Van der Vaart verrà ancora escluso dall'undici di partenza.
martedì 2 giugno 2009
Io non sto con Prandelli
Qual è il migliore allenatore? Facile. Colui che ottiene il massimo dalla sua squadra sia in termini di risultati che di bel gioco. Più difficile è stabilire se un allenatore sia bravo quando latitano gli uni o l’altro.
Prandelli in 4 stagioni alla guida della Fiorentina ha ottenuto risultati straordinari per gli standard storici della squadra ma se è vero che 4 campionati consecutivi tra le prime 4 non si vedevano dagli anni ’50 è anche vero che è probabilmente da allora che la squadra non aveva alle spalle una società così solida e, perché no, ricca. Insomma, avendo a disposizione il quinto budget della Serie A risulta un po’ meno straordinario arrivare quarti, soprattutto se le squadre rivali sono afflitte dai problemi più svariati.
Se poi non è possibile affermare con certezza che con un altro allenatore si sarebbe fatto meglio in termini di risultati, è altresì difficile pensare che si sarebbe potuto fare peggio dal punto di vista del gioco.
Il buon Prandelli è un tecnico passabile per quanto riguarda la fase difensiva per una buona applicazione della quale è disposto a sacrificare l’estro di qualsiasi giocatore costringendolo, prima di tutto, a rigidi compiti di copertura. E’ invece assai carente nella fase di possesso palla tanto che appare difficile ricordare uno schema offensivo diverso dal lancione della difesa per il Toni o il Gilardino di turno. Movimenti senza palla praticamente assenti, mai una sovrapposizione, impossibile ricordarsi una sola volta nella quale si sia riusciti, dopo azione manovrata, a liberare un giocatore in area per una conclusione comoda. Per non parlare del modo ridicolo in cui da anni si battono calci d’angolo e punizioni.
Ogni calciatore è frenato dall’obbligo di non oltrepassare la sua zona di competenza e se questo è un modo di giocare che può portare al successo contro compagini di medio-basso valore per superare le quali è sufficiente una giocata di un singolo, non è assolutamente presentabile contro le squadre più forti dalle quali, salvo rarissime occasioni, si perde infatti in modo sistematico.
Con queste premesse è facile ipotizzare che margini di miglioramento non ce ne siano. Già quest’anno non si è visto alcun progresso rispetto alla stagione scorsa malgrado gli oltre 30 milioni investiti sul mercato.
Ci sono volute 30 giornate di campionato per fare capire al cocciuto mago di Orzinuovi che Vargas era tanto deleterio sulla linea di difesa quanto devastante, per gli avversari, su quella di centrocampo. Solo poche gare in meno per fargli capire che Pasqual e Semioli, prima inspiegabilmente ghettizzati, potevano essere utili alla causa. Si è dovuto infortunare Mutu per potere vedere Jovetic finalmente nella sua posizione naturale e non come improbabile attaccante esterno, sorte del resto toccata in precedenza pure a Osvaldo. Inarrivabile invece l’invenzione di Santana trequartista: una decina di prestazioni da incubo a fronte di una sola decente ma sufficiente tuttavia a farlo rimpiangere dal suo tecnico dopo l’infortunio. A livello di chicca siamo quasi ai livelli di Ujfalusi, impiegato come terzino destro per quasi tre anni prima che il Nostro si accorgesse che era il migliore centrale della rosa.
E’ bene che tutto l’ambiente si renda conto che, con questa lunga serie di abomini tattici, è stato solo grazie alla dea bendata che si è riusciti ad acciuffare il quarto posto, arrivato peraltro nonostante un numero elevatissimo di prestazioni indecorose (per trovare qualcosa di simile al filotto casalingo contro Napoli, Lazio, Chievo, Siena, Cagliari bisogna risalire alla moltiplicazione dei pani e dei pesci) che solo il risultato finale è riuscito a nascondere all’occhio degli spettatori meno attenti.
Affermare poi che quello è il nostro scudetto non è solo un modo di esaltare oltremisura il proprio lavoro e autocelebrarsi (in questo Corvino gli è degno compare) ma una vera e propria presa in giro. Sarebbe sufficiente avere guardato una partita della Juventus o del Milan per capire il perché.
Probabilmente sarebbe stato meglio concludere il campionato con una decina di punti in meno. Oltre che a ricalcare più fedelmente quello che si è fatto vedere sul campo, avrebbe forse aperto gli occhi alla proprietà nei confronti di un tecnico che pare godere di fiducia illimitata nemmeno avesse vinto tre Champions di fila.
Purtroppo, o per fortuna, nello sport, nel lavoro, nel matrimonio ed in tutte quelle attività umane che come tali hanno una loro evoluzione, non contano nulla i meriti pregressi; conta solo l'oggi perché non si può guardare con languore al passato glorioso mentre nel presente si affonda. La realtà dice che quest’anno, escludendo il quarto posto finale che comunque ho già sottolineato come sia arrivato, è stato caratterizzato da figuracce sia in Champions che in UEFA contro l’Ajax che in Coppa Italia col Torino. Prandelli si è dimostrato ancora una volta inadeguato nel gestire una rosa ampia, necessaria per essere competitivi su più fronti. D’altronde ha dichiarato lui stesso che la sua rosa ideale è composta da 18 giocatori a cui aggiungere i primavera. Peccato che di primavera non se ne siano visti nemmeno in Coppa Italia e alla fine abbiano sempre giocato i soliti indipendentemente dalla condizione fisica del momento, a volte davvero impresentabile.
Nonostante tutto questo non si è mai sentito un minimo di autocritica da parte sua mentre invece è sempre stato pronto a stizzirsi di fronte a chi legittimamente fischiava degli spettacoli osceni.
Dall’alto della sua vanagloria, celata da una falsa modestia e pertanto ancora più fastidiosa, ha sempre difeso ogni sua scelta invocando riconoscenza, lamentandosi di fronte alle sconfitte che in Italia esiste solo la cultura del risultato e dimenticandosi che quella è la sua fortuna visto che può appigliarsi solo a quelli.
Ora che poi il quarto posto è in tasca nessuna critica ha più ragione di essere. Prepariamoci dunque ad un nuovo esaltante campionato col santone in panchina, Vargas esterno basso, Donadel regista, Santana trequartista, Mutu a passeggiare per il campo e Jovetic in tribuna. Che ci salvi San Frey!