Nei primi anni '80 la squadra brasiliana della quale tutti gli appassionati di calcio erano innamorati era il Flamengo di Junior e Zico, laureatosi campione del mondo nel 1981. Fu probabilmente per il mio solito spirito di contraddizione che cominciai allora a tifare Fluminense che del Flamengo era la storica rivale. E fui fortunato dal momento che i "tricolores" arrivarono al titolo nazionale solo pochi anni dopo, nel 1984. Sulla panchina sedeva un giovane Carlos Alberto Parreira e i giocatori più rappresentativi erano Ricardo Gomes e Branco, Assis e Washington ma soprattutto Julio Cesar Romero, in arte Romerito, estroso paraguayano dalla classe cristallina che l'anno successivo verrà eletto miglior calciatore del Sudamerica.
Da allora per il (o la) Fluminense pochi buoni campionati e molti piazzamenti appena al di sopra della zona retrocessione che anche l'anno scorso riuscì ad evitare proprio all'ultima giornata.
Passato lo spavento la società ingaggia come tecnico per il 2010 quel Muricy Ramalho che dopo tre titoli consecutivi sulla panchina del San Paolo veniva da un'opaca stagione col Palmeiras. Vengono acquistati giocatori di esperienza come Deco, Belletti e l'attaccante giramondo Emerson ma è soprattutto il rendimento della vecchia guardia che sotto la guida di Ramalho cambia in modo quasi insperato permettendo alla squadra di compiere il salto di qualità.
Il risultato è un campionato da protagonista terminato, dopo un avvincente braccio di ferro con Corinthians e Cruzeiro, con la conquista di uno storico titolo.
E' stato il trionfo del gruppo, dalla solidità della difesa, imperniata sui centrali Gum e Leandro Euzébio e sui laterali Mariano e Carlinhos, risultata alla fine la meno battuta del torneo, alla concretezza dei centrocampisti Tartà e Marquinhos, alla giusta alternanza degli attaccanti con Washington mattatore nella prima parte, Emerson sugli scudi nella seconda e Fred meno bomber ma sempre al servizio della squadra.
Su tutti però mi piace segnalare l'esplosione di Darìo Conca, "El mago", trequartista argentino che da funambolico solista si è trasformato in vero uomo squadra. Dopo 26 anni pare proprio che Romerito abbia finalmente trovato il degno erede.
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