Dopo un mese di dichiarazioni sibilline e polemiche a non finire imbastite da ambo le parti (società e allenatore) col solo scopo di uscire dalla vicenda nel miglior modo possibile, Diego Della Valle ha ufficializzato il suo addio alla Fiorentina.
Stupisce che in una diatriba tra allenatore e presidente, seppure onorario, sia quest'ultimo ad andarsene, come stupisce che l'uscita di scena di una figura dirigenziale o comunque di un punto di riferimento societario abbia conseguenze solo sul piano tecnico. Se infatti per la società Fiorentina non cambierà praticamente nulla (Andrea Della Valle tornerà presidente a tutti gli effetti), il volontario allontanamento di Diego ha fatto sì che Prandelli, seppur desideroso di accettare le avances juventine, decidesse alla fine di restare sulla panchina viola per non essere additato come bugiardo e traditore.
Davvero un peccato che non sia approdato alla Juventus dove non avrebbe potuto fare passare i quarti posti come scudetti, dove i suoi errori sarebbero stati evidenziati in barba alla sua permalosità, dove non avrebbe trovato nessuno disposto a difenderlo dopo una striscia di 7 sconfitte in 9 partite, dove sarebbe stato spinto giù dall'Olimpo in molto meno tempo di quello impiegato dagli sprovveduti e ottusi tifosi fiorentini a portarcelo.
Che occasione mancata quella di trasformare anche i gobbi in perdenti cronici e nello stesso tempo ingaggiare un nuovo allenatore che facesse della grinta, del coraggio e della fantasia (sostantivi ormai caduti nel dimenticatoio a Firenze) i suoi capisaldi!
Si è invece optato per la scelta sconsiderata di buttare via un'altra stagione mantenendo alla guida un demotivatore ormai bollito, un mediocre faticatore, come lo era quando calcava i campi di gioco, che oltre a non vincere nulla ci propinerà le solite scelte insensate.
Complimenti alla lungimiranza!
mercoledì 31 marzo 2010
Tra addii e conferme forzate
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