mercoledì 31 marzo 2010

Tra addii e conferme forzate


Dopo un mese di dichiarazioni sibilline e polemiche a non finire imbastite da ambo le parti (società e allenatore) col solo scopo di uscire dalla vicenda nel miglior modo possibile, Diego Della Valle ha ufficializzato il suo addio alla Fiorentina.
Stupisce che in una diatriba tra allenatore e presidente, seppure onorario, sia quest'ultimo ad andarsene, come stupisce che l'uscita di scena di una figura dirigenziale o comunque di un punto di riferimento societario abbia conseguenze solo sul piano tecnico. Se infatti per la società Fiorentina non cambierà praticamente nulla (Andrea Della Valle tornerà presidente a tutti gli effetti), il volontario allontanamento di Diego ha fatto sì che Prandelli, seppur desideroso di accettare le avances juventine, decidesse alla fine di restare sulla panchina viola per non essere additato come bugiardo e traditore.
Davvero un peccato che non sia approdato alla Juventus dove non avrebbe potuto fare passare i quarti posti come scudetti, dove i suoi errori sarebbero stati evidenziati in barba alla sua permalosità, dove non avrebbe trovato nessuno disposto a difenderlo dopo una striscia di 7 sconfitte in 9 partite, dove sarebbe stato spinto giù dall'Olimpo in molto meno tempo di quello impiegato dagli sprovveduti e ottusi tifosi fiorentini a portarcelo.
Che occasione mancata quella di trasformare anche i gobbi in perdenti cronici e nello stesso tempo ingaggiare un nuovo allenatore che facesse della grinta, del coraggio e della fantasia (sostantivi ormai caduti nel dimenticatoio a Firenze) i suoi capisaldi!
Si è invece optato per la scelta sconsiderata di buttare via un'altra stagione mantenendo alla guida un demotivatore ormai bollito,
un mediocre faticatore, come lo era quando calcava i campi di gioco, che oltre a non vincere nulla ci propinerà le solite scelte insensate.
Complimenti alla lungimiranza!

mercoledì 3 marzo 2010

Olanda - USA 2-1


Probabilmente l'unico motivo di interesse in questa gara stava nelle convocazioni, le ultime prima che venga diramata la lista mondiale.
Inutile dire che i 23 scelti da Van Marwijk, fresco di un nuovo contratto che lo manterrà per altri due anni alla guida della Nazionale, abbiano ottime possibilità di farne parte. Con un paio di incognite. La prima relativa all'eventuale recupero di Van Persie che, fermo da novembre, dovrebbe tornare ad aprile ma con più di qualche punto interrogativo. La seconda legata alla scelta di quale sarà il quarto difensore centrale. Il rispolverato Vlaar (mancava in Nazionale da oltre 4 anni, dalla pessima figura rimediata contro Toni) è ora in posizione di vantaggio rispetto alla concorrenza.

La formazione iniziale presenta per la prima volta in contemporanea Robben ed Elia, due ali pure ma entrambe mancine (Robben giocherà sulla destra). Sneijder è impiegato come centrocampista avanzato alle spalle di Kuyt, ancora una volta preferito ad Huntelaar.
E' proprio Kuyt, ma solo su rigore concesso per una trattenuta su Sneijder, che al 40esimo riesce a mettere fine ad un digiuno di oltre 300 minuti. E' l'unico episodio degno di cronaca, se si eccettua un intervento criminale di de Jong ai danni del povero Holden, di un primo tempo giocato a ritmi bassissimi nel quale il solo Sneijder ha cercato di dare vivacità ad una squadra per il resto assopita.
Un po' meglio nella ripresa con gli ingressi di Huntelaar al posto di un irriconoscibile Robben con conseguente spostamento di Kuyt all'ala e soprattutto di Van der Vaart, capace di dare maggiore dinamismo e velocità all'azione. Le occasioni da rete continuavano tuttavia a latitare, Elia si dovorava la più ghiotta addormentandosi solo davanti al portiere e il raddoppio arrivava in maniera fortunosa grazie ad una deviazione di Bornstein su conclusione da fuori area di Huntelaar. Nel finale Howard negava la rete ad una conclusione a giro di Van der Vaart  ed erano invece gli USA ad accorciare con Bocanegra che puniva il mancato tentativo della difesa olandese di metterlo in fuorigioco.